.

.

martedì 9 dicembre 2014

IL SUCCESSO DELL'INSUCCESSO

Sono passati ormai diversi anni da quando frequentavo la scuola di Osteopatia.
All'inizio del corso, dopo una prima fase di smarrimento da tradursi con: "..ma di cosa stanno parlando questi....?" ho cominciato a mettere insieme i tasselli e piano piano tutto ciò che mi era sembrato fumoso e vago, ha iniziato ad assumere chiarezza.
Dopo pochi seminari ho iniziato a mettere in pratica ciò che mi veniva insegnato, avevo le mie "cavie", utilizzate come tali per parecchio tempo, e cominciavo poco a poco a sentirmi invincibile.
Non avevo nemmeno percorso un terzo del cammino ma avevo già la sensazione di essere un OSTEOPATA.
Poco prima di terminare gli studi tutti i nostri docenti dicevano: "Ragazzi, adesso viene il bello, vedrete quanto dovrete studiare ancora"; "non penserete mica di essere arrivati, la strada è ancora lunga"
Adesso ne ho la certezza: è tutto vero, ma a quell'epoca....mi sentivo già un OSTEOPATA 
Avevo la sensazione di essere invincibile; mi sentivo il migliore OSTEOPATA; chiunque si rivolgesse a me doveva guarire perchè io ero "il migliore".
Dopo qualche tempo, ecco però palesarsi le prime delusioni professionali.

Alla classica domanda rivolta al paziente: "Buon giorno come sta?" sentirsi rispondere: "Guardi, il disturbo che avevo è ancora presente, non è cambiato nulla", non era per niente rassicurante; tutt'altro....

L'aurea di invincibilità cominciava a vacillare e l'ansia di aver fallito, prendeva possesso di me.

Inutile dirvi quante sere ho passato pensando ai miei pazienti che ancora non stavano bene; quante volte ho pensato alle tecniche che avevo utilizzato e quali avrei potuto utilizzare in alternativa.
Ho capito solo successivamente che in realtà dovevo imparare una cosa molto semplice: la GESTIONE DELL'INSUCCESSO.
Non è facile accettare una sconfitta ma è inevitabile doverla metabolizzare.

Il mio desiderio più grande, da sempre, è quello di far star bene i miei pazienti. Ho cominciato quindi a pensare di avvalermi delle conoscenze e dell'esperienza di tanti altri professionisti, colleghi Osteopati e non solo. Ho quindi iniziato a consigliare anche altri approcci terapeutici, in modo del tutto naturale e disinteressato.
L'onestà fa parte della mia natura ed altrettanto onestamente ho sempre spiegato ai miei pazienti ciò che facevo e quale era l'obiettivo che mi prefissavo. Tuttavia, se solo mi si palesava il minimo dubbio di insuccesso o inefficienza, consigliavo ai pazienti di lavorare su altri aspetti che forse potevano rivelarsi risolutivi.

La prima, naturale conseguenza di questo "consiglio" è che il paziente sparisca e non dia più notizie di sè per parecchio tempo.....Ma quasi sempre, a distanza di qualche mese/anno, lo stesso paziente ricompare in studio. E' tornato; ne immaginate il motivo? Sta bene!
Il consiglio fornitogli tempo addietro ha funzionato; i trattamenti osteopatici, seppur con un po' di ritardo, hanno dato i frutti sperati. Credo di poter sottolineare che il paziente ritorni perchè ha saputo apprezzare l'onestà con cui ho manifestato la mia insoddisfazione per l'insuccesso dei trattamenti ed ha saputo dare il giusto peso e valore ai miei suggerimenti. Che soddisfazione rivedere questi pazienti!

Ecco spiegato il SUCCESSO DELL'INSUCCESSO.
Con il passare del tempo ci si rende conto che molto probabilmente gli eventuali fallimenti di chi ti ha preceduto medico o terapista che sia, non siano dovuti ad incapacità o inettitudine. Semplicemente non si è trovata la strada giusta per risolvere il disagio del paziente.

Umiltà, rispetto dei colleghi ed onestà nei confronti dei pazienti che soffrono e chiedono aiuto: queste le parole chiavi per il proprio successo


Sento di poter dire che questi pazienti sono pochi, fortunatamente e che nella maggior parte dei casi l'approccio Osteopatico è altamente risolutivo ed efficace.
E poi non dimentichiamolo: effettivamente sono un bravo Osteopata!!

#osteopatia #successo #insuccesso #starebene #trattamento #cambiamento #alternativa




lunedì 7 luglio 2014

Intervista al dott Vincenzo Cozzolino 2 parte

Intervista al dott Vincenzo Cozzolino 1 parte

Joe Grasso - Introduzione al processo terapeutico

giovedì 24 aprile 2014

LE LOMBALGIE NELL'EQUITAZIONE

Volevo condividere uno studio da me effettuato pochi anni fà in uno sport meraviglioso qualè l'equitazione.
Il rachide lombare risulta il segmento della colonna tra i più esposti agli effetti lesivi del sovraccarico funzionale e dei carichi connessi alla dinamica del gesto sportivo.
Tra gli atleti che praticano equitazione il "il mal di schiena" è abbastanza diffuso; il problema delle algie lombari è probabilmente determinato da sovraccarichi ciclici e posture errate, durante l'esecuzione dei gesti tecnici.
Questo studio è nato con lo scopo di identificare quanto e perchè le diverse azioni tecniche della disciplina possano essere causa di algie, e di programmare una serie di esercizi posturali e di potenziamento atti a evitare una errata esecuzione del gesto tecnico causa di dolori.
La prima fase della ricerca è stata quella di ricostruire la meccanica articolare e muscolare nei diversi gesti motori dell'equitazione che grazie al questionario proposto erano a più alto rischio algico.
Per poter effettuare e confermare quanto affermato si sono raccolti dei dati attraverso un questionario proposto ad un gruppo di 120 atleti che praticano equitazione di diverso livello agonistico.

CAMPIONE DI RICERCA

N° totale atleti 120
Età media (anni ) 18,6 
Anni di pratica (media) 5,6
Età inizio attività (media) 13,2

SINTESI DEI RISULTATI

L'età media degli atleti che accusano dolori lombari è pari a 22,2. Questo dato ci fà capire che le algie non sono dovute a deterioramento delle strutture articolari e a invecchiamento.
I soggetti lombalgici hanno in media 2,5 anni in più di pratica sportiva e effettuano un allenamento settimanale  in più rispetto agli atleti non lombalgici.
Praticare contemporaneamente DRESSAGE e SALTO comporta un incidenza maggiore dell'insorgenza delle algia lombari.
Non solo le continue sollecitazioni a cui il rachide è sottoposto nello sport dell'equitazione predispongono al dolore lombare ma anche i traumatismi diretti ovvero le "cadute" provocano spesso grandi problemi agli atleti.
Non viene praticata, se non in una piccolissima percentuale, alcuna pratica di una preparazione atletica mirata. Questo influisce in maniera determinante sull'insorgenza delle algie. Il 69% degli atleti riferisce che il dolore è avvertito come "muscolare".
Per quanto riguarda il gesto tecnico che viene maggiormente avvertito come dolente per la colonna è il TROTTO SOLLEVATO.

CONCLUSIONI

A conclusione del lavoro, si può affermare che una buona preparazione e un buon avviamento motorio sono fondamentali per ottenere in seguito un successo nel lavoro tecnico. Essi migliorano la capacità aerobiche, l'equilibrio e forniscono un adeguato potenziamento muscolare, aspetti fondamentali nella costruzione di un buon cavaliere.
L'inserimento nella preparazione atletica di esercizi specifici ed un buon avviamento motorio all'inizio di un buon allenamento, sono da considerare dei principi fondamentali nella vita sportiva di ogni cavaliere.

Una buona proposta di allenamento da me elaborata è un lavoro a "circuito" composta da 14 stazioni. Per chi volesse approfondire l'argomento può contattarmi personalmente.
Grazie per l'attenzione






venerdì 11 aprile 2014

OSTEOPATIA E GINECOLOGIA

Mi permetto di segnalarvi questo interessante articolo scritto da un illustre collega, Luca Franzon.

L'anatomia e la fisiologia dell'apparato gineco-urinario è particolarmente complessa.
E' bene aver presente che tutte le componenti viscerali (peritoneali, extraperitoneali,sovra peritoneali) possiedono, grazie alle strutture legamentose di sostegno alle quali sono ancorate ed al sistema fasciale che le mette in relazione l'un l'altra, una motilità intrinseca ed un movimento di scivolamento proprio sulle superfici connettivali.

Il motore della mobilità viscerale è essenzialmente il diaframma (principale muscolo inspiratore). Esso durante l'inspirazione si abbassa, comprimendo i visceri cui è ancorato ed eseguendo un'azione di "spremitura" degli stessi; nell'espirazione invece il pavimento pelvico, fungendo da tappeto elastico, esercita una controspinta verso l'alto e facilita il movimento di risalita del diaframma in senso verticale.

L'apparato ginecologico in toto trova sostegno grazie al pavimento pelvico. Esso è costituito da diversi muscoli che prendono origine sulle pelvi e sulle anche. Vi è quindi una stretta correlazione anatomica tra la componente strutturale e l'apparato ginecologico stesso. E' quindi possibile comprendere che un'alterata funzionalità di quest'ultimo tenda a creare alterazioni della mobilità sulla struttura adiacente e possibili ripercussioni a distanza ad altri apparati limitrofi (per esempio, è possibile rilevare una donna affetta da algia lombare che si manifesta a causa di una tensione legamentosa anteriore a carico dei legamenti sacro-uterini per un'isterectomia parziale pregressa).

Viceversa, è anche possibile però che una restrizione cinetica di mobilità del tratto lombo-sacrale possa avere influenze, di natura funzionale, sugli organi viscerali inferiori(per esempio,a livello uterino, creando alterazioni del ciclo che può divenire irregolare e/o doloroso, o manifestando l'insorgenza di una cefalea riflessa fronto-orbitale) creando alterazioni della corretta fisiologia degli stessi.
Anche in questo campo è importante che l'osteopata abbia la possibilità di collaborare con un ginecologo per integrare l'efficacia del trattamento osteopatico alla diagnosi medica, affinchè si ottenga una completa remissione del problema.


mercoledì 5 febbraio 2014

OTITE MEDIA RECIDIVANTE E OSTEOPATIA



Vorrei porre alla vostra attenzione una problematica che affligge molti bambini 
ovvero l' OTITE MEDIA RECIDIVANTE. Vi riporto nell'allegato ciò che è stato
fatto in osteopatia, quello che è dimostrato anche a livello scientifico e
la sua reale efficacia. Personalmente seguo diversi bambini e i risultati
sono davvero confortanti, l'uso dell'antibiotico è diventato solo un
lontano ricordo. Come è ben sottolineato nell'articolo, i trattamenti
Osteopatici devono essere un aiuto, un supporto ai tradizionali metodi di cura.


L'aiuto osteopatico per l'Otite Media: lo dice una ricerca bibliografica
Mercoledì 7 Settembre 2011#11:13 | pubblicato da: La Redazione |
dallo studio di Teodorani Elvina, Corbelli Matteo e Mambelli Michela
CIO - Collegio Italiano di Osteopatia

L’otite media è una delle patologie che interessano maggiormente l’ambito pediatrico.
Uno studio condotto dagli osteopati del 
CIO HYPERLINK "http://www.tuttosteopatia.it/scuole-part-time/cio-collegio-italiano-di-osteopatia/"- Collegio Italiano di Osteopatia Teodorani Elvina, Corbelli Matteo e Mambelli Michela, e presentato lo scorso anno a Roma, nell'ambito del 2° Congresso Nazionale di Medicina Osteopatica, ha voluto ricercare in letteratura esperienze, studi e tecniche specifiche utilizzate nell’ambito di questa patologia da figure di riferimento  del  mondo osteopatico, come V. Frymann, Magoun, Sutherland, Galbreth, Carreiro.

Il quadro che si è delineato è di un ruolo importante del trattamento osteopatico, eseguito in alternativa o in associazione al trattamento medico tradizionale, che consente in alcuni casi una completa guarigione o comunque una diminuzione della frequenza e della durata degli episodi.

L’approccio medico tradizionale è stato sempre quello di un uso esclusivo di antibiotici ed antinfiammatori i cui risultati però non sono stati sempre soddisfacenti. Per queste ragioni nel corso degli anni sono stati tentati altri approcci, come ad esempio il trattamento osteopatico, che considera il soggetto nella sua globalità; per tanto non si limita al  trattamento  locale  della  zona  legata al sintomo ma ricerca la normalizzazione delle funzioni  fisiologiche  e  immunologiche  affinchè il corpo possa reagire alle successive aggressioni.
Dal lavoro di ricerca è emerso che grandi nomi del mondo osteopatico, da Fulford a Sutherland a Fryman, hanno dato un contributo importante allo studio dell'otite media del bambino, concordando sul fatto che alla base dell'infezione vi sia una difficoltà di drenaggio attraverso la tuba di Eustacchio, a causa di un mancato movimento di rotazione esterna dell'osso temporale.





Studi clinici sperimentali considerati nello studio

Studio di Kuchera M. D e Degenhardt BF, pubblicato sulla rivista JAOA nel giugno 2006 (leggi abstract), durato 21 mesi (da gennaio 1992 a settembre 1993) su 8 pazienti (5 maschi e 3 femmine) tra i 7 e i 35 mesi, trattati 3 volte ogni 15 giorni.
Risultati: al follow-up del primo anno 5 pazienti non avevano avuto ulteriori episodi di otite, 1 ha avuto un solo episodio associato ad infezione del tratto aereo superiore e solo 2 non hanno avuto nessun beneficio.

Studio della dott.ssa Carreiro pubblicato sulla rivista JAOA nel maggio 2010 (leggi abstract) su 18 bambini dai 18 mesi ai 5 anni con otite media con effusione, basato su tecniche osteopatiche legamentose e membranose finalizzate ad ottenere un buon drenaggio della tuba di Eustacchio, ha dato buoni risultati: 16 bambini non hanno avuto otiti nei 18 mesi successivi (4 di questi erano in cura farmacologica) e solo 2 non hanno avuto risposta al trattamento.
Studio della dott.ssa Carreiro e della dott.ssa Mills pubblicato su Arch Pediatr Adolesc Med. nel settembre 2003 (leggi abstract) e condotto tra febbraio 1999 e luglio 2001 su 57 pazienti tra i 6 mesi e i 6 anni con otite media ricorrente. I bambini sono stati divisi in un gruppo di controllo sottoposto esclusivamente alla cura farmacologica classica, e in un gruppo di intervento al quale fu sottoposto, oltre al trattamento farmacologico, anche il trattamento osteopatico con tecniche di rilasciamento miofasciale, tecniche membranose, legamentose e di strain-controstrain

Risultati: il gruppo di controllo ha ottenuto una media di 0,27 episodi di OAM al mese rispetto allo 0,19 del gruppo di intervento. Inoltre mentre nel gruppo di intervento c'è stata una media di 0,30 prescrizioni di antibiotici, in quello di controllo la media è stata dello 0,42. Sono stati sottoposti ad intervento chirurgico 8 pazienti del gruppo di controllo e 1 del gruppo di intervento.