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domenica 8 aprile 2012

POSTURA ED ERGONOMIA IN UFFICIO

Chi lavora per molte ore al pc assume inevitabilmente delle posture viziate e scomode che a lungo andare possono alterare la funzionalità del nostro sistema muscolo scheletrico.
Inizialmente si avverte fastidio poi in un secondo momento dolore e poi intorpidimento delle regioni del corpo che vengono maggiormente impegnate.
Le regioni corporee più colpite sono : RACHIDE O COLONNA VERTEBRALE
SPALLA, GOMITO, POLSO.
Le affezioni più ricorrenti sono la cervicalgia e la dorsalgia, la periartrite scapolo omerale e la sindrome del tunnel carpale. In particolare per quest'ultima affezione si calcola che dal 1997 ad oggi, le denunce all' INAIL si sono più che triplicate.
Sicuramente l'aspetto ergonomico della postazione lavorativa ha una grande importanza. Sarebbe preferibile utilizzare una sedia con un supporto lombare e mantenere una posizione del busto quanto più eretta possibile. La sedia dovrebbe essere posizionata ad una altezza tale da permettere al capo di stare dritto con il monitor posto frontalmente e di conseguenza le nostre braccia dovrebbero essere in posizione di relax con gli avambracci ben adagiati sulla scrivania. Infine sarebbe preferibile inserire sotto il polso della mano che si usa con il mouse , un piccolo supporto morbido in modo tale da scaricare la tensione da tutta la muscolatura flessoria dell' avambraccio.
Genericamente, una regolare attività fisica dove sia previsto un lavoro muscolare generale di rinforzo e allungamento è sicuramente indicato, ma forse è ancora più importante prevedere , durante tutto l'arco della giornata lavorativa , delle brevissime pause nelle quali poter fare brevi e semplici esercizi di stretching e di mobilizzazione dei diversi comparti articolari.
Ovviamente i trattamenti Osteopatici possono essere di grande aiuto. Prevedere ogni tanto un intervento manuale di un Osteopata professionista, puo essere fondamentale per recupera e mantenere una buona mobilita di tutti i distretti articolari coinvolti.

martedì 3 aprile 2012

OSTEOPATIA E TAGLIO CESAREO



La cicatrice prodotta da un taglio cesareo spesso, viene  considerata solo come   un problema estetico, mentre invece, come la maggior parte delle cicatrici, può creare disturbi nell’organismo:  disturbi clinici e posturali.
La cicatrice è una testimonianza nella cute di una guarigione di una ferita o di un’incisione chirurgica in cui il tessuto è ricostruito attraverso un altro tessuto connettivo.
Per  essere più chiaro  spesso  rappresento ai miei pazienti o ai miei allievi  la cicatrice come un nodo di cravatta sulla pelle.
Durante un taglio cesareo vengono  incisi  la cute e il sottocute vascolarizzato fino al derma.
Si raggiunge poi la fascia muscolare sottostante che viene tagliata e allargata, vengono divaricati i muscoli retti addominali e si incide l’utero per estrarre il neonato.
Tutti questi strati vengono in seguito ricuciti e quindi la cicatrice che noi vediamo esternamente è la rappresentazione delle varie zone di cicatrizzazione  dei  tessuti sottostanti.

Tutto questo può portare  in alcuni casi a complicanze aderenziali  che a volte vengono trattate chirurgicamente, provocando tuttavia, piuttosto frequentemente, nuove aderenze.
Le aderenze possono causare forti tensioni e trazioni di tipo  fasciale che, a loro volta,  possono  provocare forti interferenze alle catene muscolari.
Questo disturbo con il tempo si ripercuote a livello generale,  provocando cosi interferenze posturali.
Se mi trovo in presenza di una  cicatrice  retratta devo prendere in considerazione il fatto che i recettori cutanei della zona possano provocare afferenze alterate, andando cosi a disturbare il sistema tonico posturale che deve quindi modificarsi per detendere la cute  e gli esterocettori stirati.
Nella pratica quotidiana, mi è capitato più di una volta di risolvere una problematica di sciatalgia trattando una cicatrice post taglio cesareo.
Le aderenze sono facilmente rilevabili alla palpazione esterna.
Una cicatrice e un sintomo doloroso, ovunque essi siano, possono  essere in correlazione attraverso progressive fissazioni  fasciali e non, che si sommano nel tempo.

Per quanto riguarda il trattamento, in Osteopatia si utilizzano tecniche di tipo fasciale. L’obiettivo è quello di liberare la cicatrice da eventuali aderenze che possano creare impedimenti al movimento delle fasce stesse tra loro. Si appoggiano i polpastrelli delle dita in prossimità della cicatrice, si esercita  una pressione adeguata e si inducono dei movimenti fino a sentire il rilasciamento.
Grazie al trattamento osteopatico, viene ristabilita una miglior mobilità dei distretti fasciali circostanti, migliora cosi il sintomo algico e di conseguenza anche la postura.
A mio parere il trattamento è molto utile ai fini preventivi, anche quando non siamo in presenza di alcuna manifestazione  dell’esito cicatriziale.
Nella pratica possiamo anche trovarci di fronte ad un’esagerata reazione al contatto che può essere la dimostrazione di un  aspetto psico emotivo non completamente risolto.
Per il paziente può risultare molto fastidioso anche semplicemente guardare la propria cicatrice.
I  tessuti hanno la memoria molto lunga: la cicatrice può essere lo specchio di un trauma ed essere quindi associata  ad un evento doloroso.